A scuola senza zaino. Non è una protesta né una dimenticanza, ma un nuovo progetto che due prime della secondaria di primo grado di Invorio e Meina porteranno avanti quest’anno.
Si tratta di una sperimentazione che si inserisce nel piano più ampio di innovazione della didattica che si sta sviluppando nell’Istituto Comprensivo del Vergante. Dopo il metodo ad ispirazione montessoriana adottato all’infanzia di Lesa e di Nebbiuno e alla primaria ancora di Nebbiuno, il cambiamento è stato pensato anche per le vecchie “medie”.
Di cosa si tratta in pratica? Abbiamo intervistato Simona Moroso, una delle insegnanti che a Invorio seguirà questo nuovo progetto, assieme a Ornella Serramondi, Ilaria Trombetta, Donatella D’Andrea, Daniela Guardamagna, Mariagrazia Buschini e Raffaela Cerutti.
Quanti sono gli alunni di questa prima sperimentale?
A Invorio sono 21, ma molte richieste abbiamo dovuto rifiutarle. Alcuni ragazzi sono stati indirizzati a Meina, che attua in una prima lo stesso progetto, altri hanno dovuto rinunciare.
Come vi siete formate voi insegnanti?
Prima di tutto abbiamo fatto una visita di due giorni a Montespercoli, in Toscana, in cui tutto l’istituto ha adottato questo metodo. In seguito abbiamo frequentato dei corsi di approfondimento e di formazione intensiva, soprattutto ad inizio di questo anno scolastico, che proseguiranno per altre 20 ore. I formatori sono due insegnanti di Montespercoli.
Come è impostata la didattica?
Si può dire che fonda alcuni principi montessoriani con le nuove tecnologie. Si punterà allo sviluppo, da parte dei ragazzi, dell’autonomia nel ragionamento e del lavoro di gruppo. Il metodo è più sperimentale, in particolare per quanto riguarda la matematica. Non è certo un lavoro semplice, rimane ancora un po’ aperta la questione della valutazione. I ragazzi avranno solo tre libri e un tablet in comodato d’uso, che potranno portare a casa se necessario. A scuola ciascuno avrà il proprio armadietto e verrà valutato anche in base all’ordine e alla pulizia. Il materiale didattico sarà in comune. Sarà necessario un buon lavoro di squadra tra gli insegnanti.
Quali sono gli spazi in cui si muoveranno gli alunni?
Avranno tre aule, una con quattro grandi tavoli da lavoro, in cui trascorreranno la maggior parte del tempo, una detta agorà con cuscini e tappeti ed una terza con banchi per i lavori tecnico/artistici.
Qual è stata la risposta delle famiglie?
Molto positiva. I genitori vengono coinvolti anche nella progettazione e della predisposizione delle aule. Durante l’anno sono poi previsti più incontri tra loro e gli insegnanti.
Potrebbe essere difficile il passaggio alle superiori per gli alunni che vivranno questo metodo?
Nella sperimentazione toscana il passaggio è stato buono e lo hanno dimostrato anche le prove Invalsi, perché i ragazzi sviluppano più spirito critico anche se hanno meno conoscenze.