A 150 anni dalla costruzione dell’hotel, il FAI per le Giornate di Primavera è riuscito a chiedere e ottenere dal prestigioso Grand Hotel Des Iles Borromees di Stresa l’apertura al pubblico. La prossima occasione, si vocifera, sarà tra ben 150 anni per chi se la fosse persa questo week end.

Quello che non ci si aspettava era il numero dei visitatori, che specialmente nella giornata di domenica è stato davvero straordinario. Principi e principesse per mezz’ora, chi non vorrebbe esserlo? In tantissimi infatti hanno voluto provare quest’emozione sabato e domenica, e pazienza se pioveva, faceva freddo e bisognava aspettare, il des Iles Borromees è, e rimane, qualcosa di magico.

Anche noi de IlVergante.it abbiamo affrontato le difficoltà, ma dopo un’ora di coda ce l’abbiamo fatta ad arrivare alla nobile reception e a proseguire nella visita degli ambienti in stile Belle Epoque, guidati da “ciceroni” di eccezione, i ragazzi dell’istituto Maggia, che ci hanno raccontato la storia dell’hotel.

La struttura aprì per volontà dei fratelli Omarini, una dinastia di albergatori dell’Isola Bella. I cinque fratelli diedero inizio ai lavori per realizzare un albergo che offrisse un’accoglienza all’altezza degli standard europei dell’epoca. Era il 1861, l’anno che salutava la nascita del Regno d’Italia. Su disegno dell’architetto Antonio Polli sorgeva un edificio di prestigio che faceva di Stresa un centro turistico di primaria importanza. Nel 1863 il Grand Hôtel et des Iles Borromées ospitava i primi villeggianti. Gli Omarini avevano fortemente creduto e sostenuto anche la realizzazione del traforo del Sempione; il 16 marzo 1884 al Grand Hôtel et des Iles Borromées si tenne una riunione per “appoggiare” la costruzione di una linea ferroviaria che congiungesse l’Italia all’Europa e il documento che venne redatto in quell’occasione portava anche le firme dei padroni dell’albergo. Il 29 dicembre 1904 la Commissione di Collaudo della tratta ferroviaria Arona-Domodossola si ritrovò all’hotel per una colazione offerta dai proprietari, che festeggiarono l’apertura del traforo organizzando numerosi pranzi e cene.

Dopo la Grande Guerra, negli anni venti le visite registrarono una netta ascesa e il nome del Grand Hôtel et des Iles Borromées divenne sinonimo di mondanità. Nell’albergo soggiornarono i reali d’Italia e al personaggio della regina Elena è legato l’aneddoto della particolare miscela di caffè che la sovrana voleva le fosse servita alle tre del mattino, prima di recarsi a pescare. L’albergo fu anche teatro di avvenimenti prestigiosi e di fama internazionale, come la Conferenza di Stresa del 1935, ma con lo scoppio del secondo conflitto mondiale l’attività accusò forti contraccolpi. Occupato prima dalle truppe tedesche e poi da quelle americane, l’edificio fu trasformato anche in convalescenziario militare. Dopo una breve parentesi tra il 1945 e il 1946 come sede dell’effimero Casinò Municipale, il Des Iles tornava a vivere riacquistando in breve tempo il primato turistico che conserva tuttora.

Nel 1990 l’albergo è stato venduto da CIGA (la storica e ormai disciolta Compagnia Italiana Grandi Alberghi) alla SIALM (Società Italiana Alberghi Lago Maggiore). La nuova proprietà si è imposta sin dall’inizio una completa ristrutturazione di tutto il complesso alberghiero e il potenziamento del famoso Centro Benessere annesso alla struttura. Anno dopo anno, sono stati restaurati i locali pubblici, riarredati camere, bagni e le numerose sale riunioni.

Illustri sono anche gli ospiti che hanno soggiornato nel lusso di queste camere, tra cui lo scrittore americano Hemingway, che ha addirittura dato il proprio nome alla suite più prestigiosa e recentemente ristrutturata. A causa della folla non è stato possibile visitare, nella giornata di domenica, la camera dell’autore di “Addio alle Armi”: l’inconveniente ha lasciato un po’ di amaro in bocca ai turisti, che però hanno potuto ammirare la reception, l’American Bar, il salone vista lago, la sala Meazza e il vasto giardino con la fontana.

Grand Hotel des iles borromee interno

 

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