Una “Giornata della carità”, questa la proposta della sezione locale della Caritas per sensibilizzare la popolazione domenica 2 ottobre. Ospite dell’iniziativa è stato don Dino Campiotti, responsabile diocesano della Caritas. Sono state celebrate proprio da lui le Messe di domenica mattina a Villa Lesa, Belgirate e Lesa, all’interno delle quali ha parlato di carità nelle prediche, commentando il Vangelo del giorno. L’invito rivolto a tutta l’assemblea e poi accolto da molti è quindi stato quello di ritrovarsi anche nel pomeriggio presso la Società Operaia.

La scelta di tenere l’incontro in un luogo ”laico” e non specificamente “parrocchiale” – come sottolineato all’interno della giornata – per far capire quanto il tema della carità e le attività della Caritas riguardino tutti, è stata ben accolta anche dal sindaco Roberto Grignoli, che – all’inizio della conferenza – si è detto contento di offrire l’utilizzo della sala consiliare per l’iniziativa. La parola è quindi passata a don Mattia Airoldi, che – leggendo alcune parole rivolte recentemente da Benedetto XVI alla Caritas tedesca – ha introdotto la relazione di don Dino Campiotti. Quest’ultimo ha voluto innanzitutto definire il ruolo della Caritas, voluta da Paolo VI 40 anni fa “con due obiettivi: sensibilizzare e creare rete sul territorio tra le iniziative volte alla carità, coordinandole”. Don Dino ne ha aggiunto un terzo: “l’attenzione al territorio, che non coincide soltanto con la parrocchia, bensì comprende anche agnostici, persone di altro credo… E’ necessario guardare oltre le etichette”.

Don Dino ha quindi cominciato a passare in rassegna emergenze e povertà sommerse del territorio di competenza della Caritas diocesana, invitando i presenti a “non fermarsi alla notizia, allo scoop del giornale: al di sotto, in profondità, c’è sempre una povertà che non fa notizia”. Per povertà non si deve infatti soltanto immaginare quella di chi non ha i mezzi per soddisfare i bisogni primari come la fame e la sete, nonostante la Caritas – compresa quella locale – a queste persone dedichi la distribuzione di beni di prima necessità una volta al mese (ben circa 1500 nuclei familiari di Novara ne necessitano). Esistono infatti anche povertà legate alla relazione o generate dal non senso.

Innanzitutto l’emergenza della solitudine, che rende “povere perché sole, non amate” più persone di quanto si creda: a partire dagli anziani fino a famiglie che vivono particolari situazioni di sofferenza, come quella psichica, di cui ben il 23% degli italiani soffrono o hanno sofferto. “Viviamo in un mondo in cui tutti vogliono parlare, ma in pochi vogliono ascoltare: ma l’ascolto è dimensione eccezionale della carità” ha affermato don Dino. Esistono poi povertà generate dal non senso o dal tentativo di dare senso. Tra le prime ovviamente la droga e l’alcool, con la possibile conseguenza dell’HIV, problema che “è ancora in mezzo a noi più di quanto si pensi”. Necessario è allora “non lasciare soli i giovani nella ricerca del senso della vita”. Infine, nel tentativo di dare senso, troppe volte ci si imbatte in shopping compulsivo, gioco d’azzardo, culto della corporeità sia in termini quantitativi che qualitativi, eccesso di velocità, videodipendenza, cyberdipendenza… A questo proposito, ecco la provocazione di don Dino: “Siamo sicuri di non essere anche noi un po’ videodipendenti?”. Inoltre la povertà delle ragazze lasciate sole subito dopo la gravidanza, gli adulti che hanno perso il lavoro, il maltrattamento e la tratta sessuale delle donne, lo sfruttamento del lavoro che magari avviene in clandestinità, il nomadismo…

Don Dino ha poi spiegato quale sia il metodo in tre fasi utilizzato dalla Caritas e di cui tutti possono far tesoro: ascolto (modo privilegiato di voler bene: tante volte basta ascoltare le persone coi propri pesi), osservazione (andare oltre il problema per cercare di capirne le cause) ed infine discernimento (scegliere di impegnarsi per cercare di migliorare la situazione, avendo capito che “tante povertà non si risolvono semplicemente aprendo il portafoglio”).

“Non dobbiamo pensare di essere così poveri da non potere dar niente né ricchi da non dover ricevere niente” ha affermato don Dino, che ha aggiunto: “è possibile ad esempio prevenire le povertà anche educando i propri figli sia a guardare in faccia i poveri sia ad essere persone forti: i ragazzi oggi hanno bisogno di esempi di adulti riusciti che sappiano gestire al meglio la propria vita”.

Infine un appello: la sezione locale della Caritas, che segue e aiuta mensilmente trentacinque famiglie, è sempre aperta ad accogliere persone di buona volontà che vogliano spendere del tempo e delle energie nella carità.

 

 

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