Folto ed attento pubblico ad ascoltare il teologo Vito Mancuso, venerdì scorso a Lesa. L’associazione culturale belgiratese “Fond’azione 117+” lo ha invitato a parlare del suo ultimo libro ”Io e Dio” …

che ha portato l’autore ulteriormente alla ribalta dei dibattiti e degli schermi.
Evidentemente un argomento che interessa un po’ tutti, poichè riguarda il senso della nostra vita. L’autore ha espresso le motivazioni che lo inducono a credere in Dio, e che non sono motivazioni razionali. La ragione infatti non può decidere in questo caso, può solo cercare i supporti per dare fondamento ai sentimenti che preesistono in noi: il Bene, il Bello, l’Amore. Nel fare il bene noi diamo infatti compimento ad un’esigenza innata: la fede è un sentimento di fiducia nei confronti della vita. L’introduzione è stata volutamente succinta per dare spazio alle domande, che sono state diverse e variegate. Di particolare interesse quelle sul dialogo tra le religioni, sull’eutanasia, sull’aldilà e sul problema del peccato originale. Qui si è evidenziata la “provocazione” di Mancuso rispetto ad un Catechismo e una teologia ufficiale ancorate – a suo dire – a vecchi schemi. Si poteva dire altro? Si poteva dire di più? Certamente molte domande attendono ancora risposte, perché “il nostro cuore è inquieto.

Riceviamo e pubblichiamo anche questo contributo di don Mattia Airoldi

Riguardo all’incontro con Vito Mancuso, la prima cosa che mi ha colpito (positivamente) è stato l’affollamento della sala ex-operaia del Comune di Lesa: il tema di Dio è sentito come attuale. Non tutti gli incontri culturali, di intrattenimento o altro, ottengono questo “successo di pubblico”. Questo per le comunità parrocchiali è anche una sfida: come soddisfare questa “domanda di Dio”? Vito Mancuso, a mio parere, offre una risposta che è molto facile seguire: tra l'”io” e “Dio”, è il primo termine ad avere il peso maggiore. In un incontro di più di due ore la parola “Gesù” non si è mai sentita. L’eterodossia o comunque la problematicità di alcune posizioni, come quella sul Peccato Originale, “tagliate con l’accetta” e ascoltate con attenzione dal pubblico, più che a una prima reazione di “dispiacere”, dovrebbe spingerci piuttosto ad avere più coraggio ad annunciare il Vangelo con spessore culturale ed esistenziale sia con parole giuste e coraggiose e, con una sfida maggiore, nella vita e nei problemi delle persone.

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