Ha compiuto cento anni giovedì 25 Aurelio Bellino Marangoni, festeggiato nella propria casa a Villa Lesa dai famigliari, dal sindaco Grignoli, dall’assessore Melone e dal parroco don Massimo e quindi nella Messa celebrata alle ore 9,30 domenica 28, nella stessa chiesa di S. Giovanni Battista per la quale Aurelio è stato sacrestano fino a pochi anni fa.

A celebrare la Messa è stato il parroco, aiutato dal diacono don Giuseppe Cerri, ma alla cerimonia ha voluto idealmente essere presente anche don Dino Romano, dal quale è arrivato uno speciale ricordo. A servire all’altare e a sedersi nei “posti d’onore” nella cappella laterale invece sono stati numerosi chierici ormai “cresciuti” che negli anni si sono succeduti sotto la “direzione” di Aurelio, mentre hanno voluto poi essere presenti alla cerimonia, oltre ovviamente alle figlie e ai numerosi nipoti e famigliari di Aurelio, anche il sindaco Grignoli e il dott. Borroni, suo medico.

Tanti ricordi si sono sicuramente succeduti nelle memorie dei numerosissimi fedeli presenti durante l’omelia e il ricordo letto al termine della Celebrazione Eucaristica da una ex chierichetta. Il tipico accento veneto senza doppie consonanti, il particolare colpo di tosse, le battute, i giochetti spesso incomprensibili con cui amava intrattenere i chierichetti prima o dopo le Messe, l’immancabile bastone, il cappello e il cappotto… tante le immagini ed i suoni indelebili, degni di un personaggio che è davvero “storico” per tanti e che con grandissima passione, “senza sentire alcun peso”, ha reso servizio alla parrocchia per così lungo tempo.

Ricchi di avvenimenti questi cento anni per Aurelio, nato a Villanova Marchesana (Ro) e rimasto orfano a causa della guerra, chiamato alle armi in fanteria nel 1942 (lasciando così sola la moglie con tre figlie piccole) e fatto prigioniero dagli americani dopo il loro sbarco. Fu quindi ingaggiato dal cappelano militare all’interno di un coro liturigico, fatto che gli permise di girare tutta l’Italia Meridionale e di cantare in Algeria e a Marsiglia. Al 1954 risale invece il suo arrivo in Piemonte, quando, ammalatisi il sacrestano in modo grave, il parroco di Villa Lesa don Federico Mercalli incaricò un parrocchiano di origine veneta di cercare un nuovo sacrestano nella propria zona d’origine. Qualche mese dopo il suo arrivo, Aurelio fu quindi raggiunto da tutta la propria famiglia a Villa Lesa, dove iniziò a lavorare come operaio alle dipendenze del Comune.

Una frase tratta dal suo brevissimo diario di prigionia è stata letta da don Massimo durante l’omelia, a testimonianza di quanto Aurelio affiancasse all’esperienza “concreta” della sacrestia anche una sincera esperienza spirituale: “Ho avuto coraggio perché Dio mi ha sempre dato la forza di superare le difficoltà”.

Al festeggiato, oltre ad un quadro creato ad hoc per l’occasione e riportante la chiesa, è andata anche la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI e, al termine della Messa, prima del rinfresco, gli auguri cantati da tutta l’assemblea. Da parte del sindaco invece, a nome dell’amministrazione comunale, una targa d’augurio consegnata al festeggiato nel giorno del suo centesimo compleanno.

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