
Sabato 23 marzo anche noi del Vergante.it ci siamo uniti ai tanti che, nonostante la giornata grigia, hanno visitato il sito FAI della Rocca Borromea di Arona.
Un paesaggio suggestivo, un luogo unico riaperto al pubblico da pochi giorni per la nuova stagione. A farci da “apprendisti ciceroni” i preparatissimi ragazzi delle classi II e III della Scuola Secondaria “Serafino Belfanti” di Dormelletto. La giornata del FAI vedeva riaperta, per la prima volta in quasi cento anni, la “strada segreta” 94 gradini che servivano come discesa veloce dalla fortificazione borromea fino all’antico porto militare.
Queste le emozioni raccontate su Facebook dal Sindaco di Arona, Alberto Gusmeroli, nell’accompagnare i primi visitatori per la ripida scalinata: “L’emozione è stata forte e il pensiero è andato alla “follia” di questi due anni in cui abbiamo deciso di impegnarci a riaprire la Rocca. Certo adesso non riuscirei ad immaginare di guardare in alto da qualunque parte della città e non vederla o vedere solo i rovi che sono stati estirpati. A gennaio di due anni fa quando con Federico Monti e Marina Grassani ci facemmo largo tra due metri di rovi per arrivare al punto di ristoro ormai diroccato e cadente […]. Era la classica cosa impossibile da realizzarsi, pochi soldi, anzi allora erano ancora da trovare, un lavoro immane dopo dieci anni di degrado e però avevamo due cose che ci spingevano la prima il pensiero che non vi è nulla di impossibile se ci si crede, la seconda una serie di persone con un grande cuore. Abbiamo messo assieme le Fondazioni bancarie, molte imprese che hanno dato materiale gratuitamente e che hanno risposto al nostro appello senza farselo dire due volte e poi quelli che io chiamo i ragazzi cioè i volontari, persone che in certi casi non si conoscevano prima e che adesso sono un tutt’uno con la Rocca, coordinati dall’Assessore Federico Monti, Tommaso, Corrado, Pino, Valentino, Maurizio ma anche Giuseppe liberati e sua moglie e tanti altri……..è stato sicuramente impegnativo ma stupendo.”
La Rocca di Arona, come la Rocca di Angera, rappresentarono per lungo tempo i principali punti di osservazione e di difesa dalle incursioni nemiche del lago Maggiore. Nel corso dell’XI secolo furono i Longobardi a trasformarla in una fortezza difensiva, contribuendo così alla distruzione degli antichi contesti archeologici. Stessa sorte si ebbe nel XII secolo quando la fortezza venne rinforzata a difesa degli eserciti delle città alleate con il Barbarossa; successivamente la rocca divenne proprietà dei Torriani e nel 1227 dei Visconti, che contendevano ai primi il potere su Milano.
Nel 1427 il feudo di Arona fu ceduto da Filippo Maria Visconti al vassallo Vitaliano Borromeo, futuro conte di Arona, con l’autorizzazione a migliorare il sistema di fortificazione che portò alla costruzione della terza cinta muraria e della strada segreta di collegamento al nuovo porto militare.
Nel XVI secolo, durante il conflitto tra Spagna e Francia per il predominio sull’Italia, la rocca diventò più volte un presidio spagnolo. Nel 1523 essa fu in grado di resistere all’attacco di Renzo di Ceri con i suoi 7000 uomini, episodio legato ai contrasti tra il ducato di Milano e i francesi, e alle ripetute esplosioni delle polveriere, ben sette, causate dai fulmini. La rocca rimase un feudo dei Borromeo fino al dominio dei Savoia che nel 1797 abolirono i diritti feudali.
L’evento a tutt’oggi più ricordato fu la nascita di san Carlo Borromeo, il 2 ottobre 1538, nella Camera dei Tre Laghi situata tra il Salone delle Armi e la Porta del Soccorso di cui ancora oggi si possono scorgere i muri perimetrali che hanno resistito alla distruzione causata dalle varie vicende belliche.
L’intero complesso, all’epoca occupato dagli austriaci, fu distrutto dall’esercito napoleonico nel 1800. La demolizione fu attuata con l’ausilio di cariche esplosive e i materiali che ne risultarono furono utilizzati per la costruzione della strada del Sempione che avrebbe collegato Milano a Parigi.
La Rocca Borromea, molto amata dagli aronesi e segnalata dal FAI come ‘luogo del cuore’, è rimasta abbandonata per anni e riaperta ai visitatori nell’aprile 2012, grazie a un accordo tra la famiglia Borromeo e il Comune di Arona, che l’ha sottratta all’impietosa devastazione del tempo.